Brevi pratiche quotidiane per affrontare la paura - "Amorevole gentilezza"
L’ Amorevole Gentilezza
Quando proviamo paura si attiva dentro di noi un meccanismo di “attacco-paralisi-fuga” che coinvolge il nostro cervello più antico, l’amigdala, e che ci preclude l’utilizzo della parte più saggia e riflessiva, la corteccia prefrontale, che è anche quella parte del nostro cervello che si attiva nella relazione sociale e nella cura degli altri.
Il risultato è che in questo modo ci sentiamo isolati, soli, in un mondo che diventa così sempre più ostile.
C’è una pratica meditativa molto bella e utile per uscire dalla sensazione di isolamento e riaccedere a quella parte del cervello e a quelle qualità che sono peculiari degli esseri umani.
E’ la pratica dell’amorevole gentilezza (Metta in lingua pali) che consiste nell’augurare a sé stessi e agli altri di essere felici, al sicuro, in salute e in pace.
La pratica “classica” prevede di partire da se stessi, per passare poi ad una persona che è per noi un Benefattore o un Maestro (ovvero una persona per la quale proviamo riconoscenza e stima), poi ad una persona cara, poi ad una persona che conosciamo ma non approfonditamente e poi ad una persona con la quale abbiamo dei problemi di relazione.
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Qui propongo una pratica più breve. In ogni caso, al di la della pratica cosiddetta formale, è possibile in qualsiasi momento inviare augurio e benevolenza alle persone vicine o lontane. Questo nel tempo creerà delle nuove connessioni nel nostro cervello, abitudini più salutari e un miglioramento delle nostre relazioni con gli altri.